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Il manifesto del lavoro ben fatto


Se lui scrive così tanto sul lavoro ben fatto, penso, io devo fare bene il mio. Lui scrive, e lo fa benissimo. Ci si perde nelle sue parole, ti fa viaggiare con la fantasia e ti riporta alla realtà con storie straordinarie.


Per caso circa un mese fa mi imbatto in questo articolo e nella raccolta firme di questo documento.

Firmo immediatamente. Dopo circa dieci giorni mi arriva un sua mail di Ringraziamento.


Onorata di quelle belle parole degli articolo che compongono il manifesto, decido di volerlo utilizzare nelle mie classi quinte, che si accingono a lasciare la scuola e molti di loro sono già proiettati verso il mondo del lavoro.


Vale la pena leggere questo manifesto non tanto per impartirne il meraviglioso contenuto, ma anche per rammentarlo

NOI stessi, ogni giorno.

L'esempio sono i nostri gesti.


Buona lettura!


1. Qualsiasi lavoro, se lo fai bene, ha senso. 2. Nel lavoro tutto è facile e niente è facile, è questione di applicazione, dove tieni la mano devi tenere la testa, dove tieni la testa devi tenere il cuore. 3. Ciò che va quasi bene, non va bene.

4. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, grazie al lavoro delle donne, degli uomini e delle macchine. 5. Un mondo che sa dare più valore al lavoro e meno valore ai soldi, più valore a ciò che sappiamo e sappiamo fare e meno valore a ciò che abbiamo, è un mondo migliore. 6. Il lavoro è identità, dignità, autonomia, rispetto di sé e degli altri, comunità, sviluppo, futuro.

7. Il lavoro ben fatto non può fare a meno dell’amore per quello che si fa e del piacere di farlo. 8. Il lavoro ben fatto non può fare a meno dei diritti, della dignità, della soddisfazione, del rispetto e del riconoscimento sociale di chi lavora, indipendentemente dal lavoro che fa. 9. Il lavoro ben fatto non può fare a meno dell’etica, della cultura, dell’approccio, del modo di essere e di fare fondati sulla necessità di fare bene le cose a prescindere, in qualunque contesto o situazione. 10. Il lavoro ben fatto non può fare a meno dei doveri di chi lavora, del suo impegno a mettere in campo in ogni momento tutto quello che sa e che sa fare per fare bene il proprio lavoro, come persona e come componente delle strutture delle quali fa parte, con spirito collaborativo, indipendentemente dal lavoro che fa.

11. Fare bene le cose è bello. 12. Fare bene le cose è giusto. 13. Fare bene le cose conviene.

14. Il lavoro ben fatto non è soltanto un modo etico, cooperativo, sociale di pensare e di fare le cose. 15. Il lavoro ben fatto è prima di tutto un modo razionale, utile, conveniente di pensare e di fare le cose. 16. Non importa quello che fai, quanti anni hai, di che colore, sesso, lingua, religione sei. Quello che importa, quando fai una cosa, è farla come se dovessi essere il numero uno al mondo. Il numero uno, non il due o il tre. Poi puoi essere pure il penultimo, non importa, la prossima volta andrà meglio, ma questo riguarda il risultato non l’approccio, nell’approccio hai una sola possibilità, cercare di essere il migliore.

17. Lavoro ben fatto è mettere sempre una parte di te in quello che fai. 18. Lavoro ben fatto è il calore che fai quando fai bene qualcosa, qualunque cosa tu faccia, progettare un ponte, pulire una strada, lavare il pavimento del bar dopo che hai abbassato la saracinesca. 19. Lavoro ben fatto è rispetto di sé, visione, fiducia, voglia di non arrendersi. 20. Lavoro ben fatto è soddisfazione, conoscenza, creatività, potenziale, intelligenza, intraprendenza, connessione, autonomia, innovazione, dedizione, professionalità. Delle persone e delle organizzazioni. 21. Lavoro ben fatto è la qualità che fa muovere un Paese, che lo fa ripartire, che lo sostiene nei suoi percorsi di cambiamento e di sviluppo, che non si accontenta dei casi di eccellenza, che si fa norma, che traduce gli obiettivi in risultati. 22. Lavoro ben fatto è intelligenza collettiva, bellezza che diventa ricchezza, cultura che diventa sviluppo, storia che diventa futuro.

23. Cogliere e moltiplicare le opportunità è lavoro ben fatto. 24. Connettere maestria, creatività e bellezza è lavoro ben fatto. 25. Mettere a valore il sapere e il saper fare delle persone, la conoscenza esplicita e tacita delle organizzazioni, la cultura e la storia delle città e delle comunità è lavoro ben fatto. 26. Investire nella scuola, nella formazione, nella conoscenza, nell’innovazione, nella ricerca scientifica è lavoro ben fatto. 27. Leggere le relazioni tra le persone e le organizzazioni, e i loro significati, dal punto di vista della conoscenza, è lavoro ben fatto. 28. Riconoscere il valore delle donne e degli uomini che ogni giorno con il proprio lavoro danno più significato alle proprie vite e più futuro al proprio Paese è lavoro ben fatto.

29. Il cambiamento riguarda tutti. 30. Le singole persone, senza le quali il lavoro ben fatto non può diventare modo di essere e di fare, senso comune, missione condivisa. 31. Le organizzazioni, destinate ad avere tanto più futuro quanto più riescono a connettere il fare con il pensare, ad affermare idee e modelli gestionali in grado di tradurre con più efficacia le idee in azioni e gli obiettivi in risultati. 32. Le classi dirigenti a ogni livello, alle quali tocca ricostruire il nesso tra potere, inteso come possibilità di disporre di risorse e di prendere decisioni, e responsabilità, intesa come necessità di operare nell’interesse generale delle istituzioni e dei cittadini che si rappresentano.

33. Non è tempo di piccoli aggiustamenti. 34. A partire dal lavoro e dal suo riconoscimento sociale va ridefinito il background, la tavola di valori, di riferimenti e di interpretazioni condivise necessari alle famiglie, alle comunità, ai paesi, al mondo, per pensare il proprio futuro in maniera più inclusiva e meno ingiusta. 35. Va ripensata la relazione esistente tra la capacità di innovare, di competere e di conquistare spazi di mercato e il riconoscimento sociale del valore del lavoro, la possibilità che chi lavora abbia una vita più ricca e consapevole. 36. Il sapere, il saper fare, l’apprendimento per tutto il corso della vita sono una componente essenziale non solo dei processi di emancipazione delle persone ma anche della capacità di attrarre e di competere delle imprese, delle PA, dei territori dei diversi Paesi.

37. Il lavoro ben fatto è il suo racconto. 38. Il racconto ha origini antiche come le montagne. 39. Ogni cosa che accade è un racconto.

40. Raccontando storie ci prendiamo cura di noi. 41. Connettiamo vite, fatti, eventi. 42. Diamo senso al trascorrere del tempo. 43. Ricostruiamo ciò che è successo a vantaggio del significato. 44. Istituiamo ambienti sensati. 45. Incrementiamo il valore sociale delle organizzazioni e delle comunità con le quali in vario modo interagiamo. 46. Attiviamo processi di innovazione e di cambiamento.

47. È tempo di nuovi Omero, di nuova epica, di nuovi eroi. 48. È tempo di donne e di uomini che ogni mattina mettono i piedi giù dal letto e fanno bene quello che devono fare, a prescindere, perché è così che si fa. 49. È tempo di persone normali. 50. È tempo di fare bene le cose perché è così che si fa. 51. Siamo quelli del lavoro ben fatto e vogliamo cambiare il mondo. 52. Nessuno si senta escluso.



FONTI:

https://vincenzomoretti.nova100.ilsole24ore.com/2016/12/09/manifesto-del-lavoro-ben-fatto/


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