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Divertimento in classe, apprendimento garantito!

Le emozioni sia positive che negative agiscono attivamente nei processi di apprendimento ed è scientificamente provato che si impara meglio quando ci si diverte. La nostra scuola è realmente pronta ad innovarsi dal proprio interno? Siamo pronti a dedicare spazi di gioco, spazi per il movimento e attivare metodologie pedagogiche improntate sul “saper essere”? Prima di trattare il focus del tema scelto, vorrei presentarvi la prima regola fondamentale per una lezione divertente e spiegarvi il motivo per cui il fattore divertimento inneschi un meccanismo virtuoso nell’azione pedagogica. Immaginatevi una piramide al cui vertice regna la regina delle regine: la Risata. Scendendo di un paio di gradini andiamo a far visita ad signora tutta imbellettata dalla testa ai piedi, appare un po' stizzita, ma in fondo dice sempre tante verità, l’Ironia, poi andiamo dal quel signore galante e divertente, l’Umorismo che spesso si accompagna al suo fedele amico, pimpante e sorridente, l’Ottimismo.

Tutti loro sono i protagonisti per una lezione divertente e, guai se non ci fossero!!


Raccontare una barzelletta, far ridere i compagni, avere la giusta dose d’ironia mentre leggiamo i versi di un autore, infondere il buon umore e l’energia positiva in classe favoriscono relazioni costruttive e di fiducia. Il mondo dello studente costituito dalla sua classe, l’aula, i compagni, i docenti, gli spazi e gli oggetti scolastici sono per loro la seconda casa, in cui essere felici dovrebbe essere una priorità.

Se ci illudiamo che per “innovare” la scuola s’intenda esclusivamente investire in applicativi digitali, tecnologie e piattaforme, ci stiamo sbagliando di grosso. Oggi, ad un anno e ancora con la pandemia da Covid19 in corso, quello che più implorano sono le: relazioni!

Qualora facciate parte della categoria dei lettori o dei docenti scettici e non avete ancora capito che parlerò di didattica innovativa, cambiate pure lettura, per tutti gli altri siete i benvenuti. Mettetevi comodi, non vi tedierò con teorie metodologiche-didattiche, liste di nomi e citazioni di studiosi, non che non meritino l’attenzione, anzi, ma sono rimasta un po’ la studentessa liceale che dopo tre righe di lettura viene presa da una morsa di irrefrenabile noia. Quindi se hai deciso di fare click su questo articolo è perché qualcosa ti ha catturato, la scuola è il luogo dove germoglia la tua vita o i tuoi ricordi, e con qualche semplice mossa ti mostrerò dei trucchetti per rendere la tua classe il luogo per un apprendimento felice.

Se sei un docente, come lo sono io, non provare mai cambiare i tuoi studenti, ma osserva con attenzione e prova a dare un’impostazione al TUO metodo di lavoro con la classe. Sarà unico in ogni classe e ciò ne determinerà due variabili molto importanti: la adattabilità e flessibilità.

Ora andiamo al sodo, vi è mai capitato di ridere a lezione? No? Sì? Ognuno di noi ha vissuto la propria esperienza prima come studente e dopo come educatore e di sicuro a tutti sarà capitato quel momento di risata irrefrenabile, spesso immotivata o insensata. Bene, quanto è cambiata la vostra prospettiva di quel momento di “risata” da studente a docente? Cosa fate, come reagite, cosa comunicate a quello studente che sembra proprio interrompere la vostra lezione, a volte anche in modo inopportuno e fuori luogo?

Non ho mai pensato di punire un momento “felice”, anzi mi ha sempre incuriosito il motivo della risata e ho sempre voluto farne parte. Ma come, una lezione interrotta bruscamente da una risata? Può capitare, e nelle mie lezioni capita spesso. Ora vi spiego il perché: ridere con gli studenti significa aver scelto di farli esprimere in quei momenti unici e irripetibili di vivacità. Nella nostra classe abbiamo denominando quel fatidico momento:

  • Ridarola Attack

Perchè ridere con i propri allievi?

Ridere favorisce la concentrazione, sblocca la monotonia, crea emozioni positive e armonia nella classe. Ridere e divertirsi favorisce un ambiente di lavoro positivo, genera autostima e fiducia nelle relazioni. Affinché il processo di apprendimento sia proficuo è necessario investire del tempo per creare un terreno sano e fertile e svelare anche la propria umanità, le proprie incertezze, dubbi e passioni.

In India, in molte scuole, si pratica la disciplina dello “Yoga della Risata” ideata dal medico dott. Madan Kataria. Da qualche anno mi interesso di strategie per generare un clima positivo e piacevole in classe. Così abbiamo impostato semplici regole ad ogni lezione in cui i primi 10/15 minuti sono dedicati a:

  • una chiacchierata generale, raccontare episodi, avvenimenti, gossip del mondo o fatti personali, chiedere delle curiosità

  • raccontare barzellette

  • fare degli indovinelli.

Al fine di attivare il processo pedagogico è utile per il docente munirsi di molte chiavi di lettura di ciò che gli si presenta davanti nel proprio ambiente di lavoro. La prima fra tutte è quella di mettere in discussione le certezze. Come? Per mezzo dell’ironia e del dubbio. Un grande Maestro dell’Ironia fu Socrate, Maestro dell’arte dialettica, il quale attraverso il metodo dell’interrogazione riusciva a imbrigliare i suoi interlocutori, inducendoli ad autoindagare e a riconoscere i propri limiti. L’ironia socratica induceva l’interlocutore a dubitare sulle proprie certezze e lo gettava nell’inquietudine verso la ricerca. Allo stesso modo l’educatore, mette prima di tutto in discussione sé stesso e le proprie “certezze”. L’ironia costituisce dunque una valida risorsa nell’esercizio dell’attività educativa, formativa e individuale. Il sorriso, permette di riscaldare un ambiente e abbracciare i protagonisti, non solo in senso figurato, perché il sorriso (o la risata positiva) e non l’ironia negativa, quella si chiama “sarcasmo”, rappresentano la cosiddetta warm cognition o apprendimento caldo di cui parla la prof.ssa Lucangeli che consente al discente di apprendere efficacemente divertendosi.


L’ironia e lo sviluppo delle Life Skills

Per Life Skills si intendono tutte quelle competenze di vita che consentono di affrontare efficacemente tutta una serie di situazioni e sfide quotidiane, sia dentro che fuori la scuola. Cosa c’entra l’ironia con le Life Skills? Queste competenze di vita (autoconsapevolezza, gestione delle emozioni e dello stress, pensiero critico, problem solving, creatività, comunicazione efficace, capacità di attivare relazioni interpersonali ed empatia), promuovono le competenze psico-sociali degli studenti, valorizzando l’azione didattica, il processo e il rendimento. Fare ironia ne determina un processo di ricerca-azione, di autoconsapevolezza, di comprensione e riconoscimento dell’altro, ma anche di messa in discussione, empatia e resilienza. Le Life Skills sono sociali, cognitive ed emotive e corrispondono a: imparare a sapere (prendere decisioni, risolvere problemi ed esercitare il pensiero critico); imparare ad essere (saper gestire le proprie emozioni, lo stress in particolare); imparare a vivere insieme (comunicazione interpersonale, empatia, lavoro di gruppo, inclusione, risoluzione di conflitti).


Come essere portatori di felicità?


Tutti gli studenti possono essere portatori sani di pratiche virtuose, ma se a dare l’esempio non c’è l’insegnante? Di chi è tale responsabilità? Il più grande insegnamento nella vita che un docente si può augurare per il proprio allievo è proprio quello di essere felice. Non ho mai pensato che un docente antipatico fosse più competente, anzi con assoluta certezza proprio il contrario perché incapace di empatia e di adattabilità. Quindi riassumo qui delle buone pratiche che ho attivato nelle mie classi, ognuno le può personalizzare in base alla propria indole, interessi, materia di insegnamento.




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